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Fedora Ferluga-Petronio, Ivan Trinko, scrittore e poeta della Slavia Veneta, CESEO, Padova 1984.

Il libro presenta Ivan Trinko (1863-1954), il maggior rappresentante della Slavia Veneta a cavallo fra Ottocento e Novecento, simbolo della coscienza naziomale slovena della Slavia Veneta. Sacerdote, fu per sessant'anni insegnante di filosofia al Seminario di Udine e consigliere provinciale dal 1907 al 1923.

Nel libro viene presentata la poliedrica figura di Ivan Trinko: poeta, scrittore, traduttore, slavista. Si tratta in prevalenza di un'analisi sociolinguistica in cui viene posta l'attenzione sullo sloveno, madrelingua di Trinko, appresa unicamente a casa su base dialettale, non esistendo nella Slavia Veneta scuole slovene. Essendo però dotato di un grande talento linguistico non faticò ad impadronirsi dello sloveno letterario che studiò da autodidatta, come imparò pure il polacco ed il russo. Divenne così mediatore da una parte fra studiosi italiani e friulani, dall'altra fra studiosi dei popoli slavi. Importantissimi furono i contatti che ebbe con gli slavisti più famosi dell'epoca: Jan Baudouin de Courtenay, Vatroslav Jagić, Vatroslav Oblak, desiderosi di avere dei dati sulla storia e sulla lingua degli abitanti della Slavia Veneta.

Furono però soprattutto importanti le sue traduzioni di scrittori e poeti sloveni in italiano quali Ivan Tavčar, Simon Gregorčič, France Prešeren. Tradusse pure in italiano autori russi: Turgenev, Nekrasov, Puškin, Cechov, Gogolj, Tolstoj.

Indubbiamente l'opera più importante di Trinko slavista nella sua funzione di mediatore fra cultura italiana e slovena è la Grammatica slovena ad uso nelle scuole (Gorizia 1930), apparsa in piena epoca fascista, scritta principalmente per le esigenze del Seminario di Udine. Il Vaticano aveva infatti permesso l'insegnamento della madrelingua nei seminari dove studiavano allievi di madrelingua non italiana.


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